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SCULTURE
Gesualdo Prestipino

MacS, Catania
Aprile 2013

 

Un’assidua sperimentazione espressiva della materia e una smaniosa ricerca di forme spaziali e compositive circoscritte da flessuose fasce contraddistinguono essenzialmente la produzione artistica di Gesualdo Prestipino. Classe 1933, ennese di nascita e d’affezione, Gesualdo Prestipino è principalmente uno scultore, un demiurgo della materia, un “segno” inconfondibile del nostro contemporaneo che con autonomia si è espresso nel figurativo affiancando ad opere di protesta sociale come “U carusu da surfara” (2006), altre legate a temi mitologici come “Core” (2002), “Ifigenia” (2003) o “Il ratto di Proserpina” (2004), per approdare poi all’abolizione della figura, all’astrazione più scarna, svuotando le forme e conferendo alle opere una maggiore leggerezza e movimento.
Le sculture monumentali del Maestro, in gesso, bronzo e pietre, affascinano ed impressionano, quasi risucchiano il fruitore nei fascianti vortici di se stesse cullando con un gesto dolce la fantasia e il patrimonio immaginifico di ciascuno. La fascia cela, infittisce il mistero svelando a tratti l’essenza della materia che sembra talora lottare strenuamente per emergere, talora abbandonarsi in un placido riposo e che, pur ingabbiata, non ne è mai prigioniera piuttosto imprigiona in un rimando mentale all’altrove. Un altrove che spesso è il Mito plasmato dalle mani del Maestro e divenuto realtà ma è anche un groviglio di segni reali plasmati con una libertà tale da farli divenire mitici, per cui capita che una sfera, un cubo, una stele, una spirale perdano la loro solita figurazione per cedere il posto all’originalità del segno. Questo passaggio delicato dell’artista verso l’astrazione e verso un’ennesima esasperazione o liberazione della fascia è testimoniato dalle sculture più recenti e di minori dimensioni che assottigliandosi, elevandosi verso l’alto o espandendosi in orizzontale su pannelli di materiali industriali accompagnano lo spettatore verso nuove suggestioni. Le fasce, divenute protagoniste, fremono, si muovono in maniera informale, sovrapponendosi ed intersecandosi, avviluppandosi o districandosi, lasciandosi attraversare o accarezzare dalla luce.
Prestipino coglie l’originaria intuizione del suo pensiero artistico e la reitera nel corso di una lunga carriera riuscendo però a percepire e trasmettere l’emozione di ogni sua opera ed a non apparire uguale. La sua arte è pervasa da un dinamismo e da una tensione vibrante esemplare del suo modus operandi e dal suo incessante lavoro alla cui base c’è sicuramente un’incantata e incantatrice visione della realtà.

 

Laura Cavallaro